La società consumistica in cui viviamo ci ha “cambiato” in tutto, (o forse il nostro spirito di adattamento e sopravvivenza lo ha fatto) , obbligandoci a stabilire nuovi bisogni e cose da possedere, modificando radicalmente le relazioni sociali. Risultato? Troppo spesso invece di amare le persone le usiamo. Siamo parte di una società in cui, il più delle volte, per essere considerati dobbiamo avere determinate caratteristiche: rispondere continuamente alle aspettative altrui, avere un fisico scolpito, essere smart, collezionare molti amici (soprattutto sui social), vestirci alla moda, frequentare i posti giusti, fare sesso frequentemente, ecc..
I messaggi che ci arrivano dai diversi canali ci suggeriscono una sorta di modo univoco per raggiungere la felicità, cosa però che (ovviamente) si rivela effimera. Le abitudini consumistiche della nostra società stanno invadendo sempre di più anche la sfera relazionale. Il consumismo, insomma, si è fatto strada in maniera subdola nei rapporti tra le persone e, in diversi modi, è riuscito a cambiare le relazioni e a modificare, almeno in parte, la nostra capacità di avere un contatto con gli altri che sia basato puramente sui sentimenti e non su bisogni egoistici.
“L’uomo è nato per amare le persone ed usare le cose, ed invece ama le cose e usa le persone”.
S. Rasponi
L’era del consumismo relazionale
Si può iniziare quindi, a parlare di consumismo relazionale? Cioè, di quell’atteggiamento che ci porta ad usare le persone fin quando ci servono, al pari di come ci comportiamo con le cose che purtroppo compriamo, utilizziamo in parte, sprechiamo e infine buttiamo via.. iniziamo a fare lo stesso anche con le persone? Ne frequentiamo tante e finché ci divertiamo o me abbiamo la certezza che ci sono, va tutto bene, ma poi appena qualcosa non va ci tiriamo indietro, chiediamo un “reso” e passiamo ad altro. Le nostre relazioni diventano sempre meno importanti e sempre più corte. Non è ben chiaro il perché, i motivi potrebbero essere molti ma sicuramente risiedono, almeno in parte, nella società che è cambiata drasticamente rispetto al passato quando le cose si aggiustavano e non si buttavano via alla prima crepa. Viviamo in una società che ha fatto della velocità e del mutamento incontrollato, il suo status evolutivo.
I cambiamenti sono all’ordine del giorno e l’insicurezza del futuro è davvero tanta, troppa! Per questo tendiamo a pensare che è meglio vivere alla giornata, sfruttando quanto abbiamo oggi in maniera egoistica. E di contro, questo da vita molte volte, alla paura di soffrire e per questo, evitiamo di rischiare, scegliendo di rifugiarci in relazioni che non ci interessano più di tanto e quindi non ci espongono. Sostanzialmente all’interno delle relazioni non ci interessa più tanto la persona quanto quello che può darci. Quindi la guardiamo principalmente in ottica utilitaristica.
Tutto questo ovviamente ha delle conseguenze. Presi dalle nostre molte relazioni superficiali perdiamo di vista sentimenti e capacità importanti come quella di vivere insieme, perdonare, fare compromessi per aggiustare le cose, trovare il modo di risolvere i problemi attraverso la riflessione, ecc. Tutte esperienze che insegnano ad imparare dagli errori, accrescono le relazioni e le fanno diventare più mature e profonde. Non è esente da questo discorso neppure la posizione sociale che, sempre più spesso, viene discostata dal “buon partito” , ma non è tanto questo il problema quanto che nella società, chi ha una posizione sicura (vorrei qualcuno mi spiegasse cosa intende per posizione sicura, oggi) è visto come un realizzato mentre chi continua nella sua ricerca professionale, tra mille impedimenti e difficoltà, viene trasformato in un fallito.
Ecco allora che usare le persone anche a questo scopo diventa una sorta di bisogno.Anche il mondo delle relazioni online, che ha aperto nuove possibilità di comunicazioni, si è rivelata un’arma a doppio taglio. Se infatti da una parte favorisce il contatto tra persone anche distanti, dall’altra consente una depersonalizzazione e un disimpegno maggiore. Ci si può dunque “impegnare” e si possono “consumare” con più facilità molte relazioni parallele, il più delle volte abbastanza superficiali e non veritiere dato che ci si nasconde facilmente dietro l’anonimato o comunque ci si può spacciare per chi non si è.
La soluzione? Ognuno di noi e chi vuole può trovarla in sé stesso.. nella propria vita. Non ho buoni consigli da dare, non è mio mestiere, anche perché ognuno di noi ha la sua storia. Più utile potrebbe essere quello di concentrarsi su poche (ma buone) relazioni, approfondirle e godere di queste mostrandosi agli altri per chi davvero si è, nel bene e nel male. Fare spazio, sfoltire, potare quei rami secchi che ci tolgono spazio e risorse.. Quelle persone tossiche che ci sono solo per giudicarci, che pretendono siamo diversi, che magari sono legati a noi per sangue, idea o giuridicamente obbligate.
Riprendere in mano la propria vita a partire da noi stessi è un buon punto di inizio.. Fare spazio a relazioni sane ci permette di renderci accoglienti a serenità ed energia positiva.
È vero.. non possiamo cambiare tutto il mondo. Ma possiamo cambiare il nostro personale.